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e-Fattura B2B: solo vantaggi?

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La fatturazione elettronica, l’e-Fattura, è un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture che permette di sostituire il supporto cartaceo e i relativi costi di stampa, spedizione e conservazione, oltre che contrastare efficacemente l’evasione fiscale. Quest’ultimo obiettivo in particolare potrebbe però imporre alle aziende italiane di pagare due volte per l’adempimento al nuovo formato delle fatture.


La legge di Bilancio 2018, dopo aver previsto l’obbligo di fatturazione elettronica per le operazioni con la Pubblica Amministrazione, avvierà l’introduzione nell’ordinamento italiano dell’obbligo di emettere e-Fattura nelle operazioni tra soggetti privati.
Si prevede che tale processo sarà realizzato in due fasi:
-    la prima con inizio il 1° luglio 2018 per quanto riguarda le operazioni relative alle cessioni di benzina, o gasolio per motori, e per le prestazioni di subappaltatori della Pubblica Amministrazione;
-    la seconda fase con partenza il 1°gennaio 2019 e con l’avvio dell’obbligo esteso a tutte le operazioni tra soggetti privati, noto come B2B.

Le fatture elettroniche potranno essere generate con facili strumenti gratuiti (una procedura web, una app e un software da installare su pc) o con software di mercato, e viaggeranno in modo sicuro attraverso il Sistema di Interscambio (SDI).

Il maggiore obiettivo che si vuole raggiungere con questa operazione è, senza dubbio, ridurre le frodi in materia di IVA, con lo scopo di recuperare il gap che ci separa dagli altri paesi europei dovuto alla differenza tra l’IVA dovuta e effettivamente versata dai contribuenti. Non a caso il Governo ha pensato bene di partire con il settore dei carburanti, sicuramente uno di quelli che conta il maggior numero di frodi. Con l’e-Fattura per tutti gli operatori della filiera si dovrebbe garantire la totale tracciabilità di tutti i passaggi della merce e dei movimenti finanziari a essi collegati.
Il secondo obiettivo, probabilmente quello più interessante del progetto FatturaPA, era quello di sfruttare la fatturazione elettronica per spingere le imprese a digitalizzarsi. Il nobile scopo della riduzione delle frodi rischia perciò di far perdere alle stesse enormi benefici e possibilità.
Partendo dal presupposto che con Industria 4.0 tutti i processi devono diventare digitali e coerenti con gli standard internazionali, come si può pensare di introdurre un formato di fattura nazionale imposto per decreto? In un Paese come il nostro, in cui le esportazioni sono fondamentali, vogliamo costringere le nostre imprese a gestire un doppio ciclo di fatturazione, uno per il fisco interno e uno per i propri clienti?
Fondamentale sarebbe che le leggi non entrassero nei dettagli tecnici e che, per questi, ci fosse un vero coinvolgimento delle parti interessate. Invece la bozza disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 elimina proprio quelle parti che prevedono il coinvolgimento delle associazioni di categoria nell’ambito del Forum Italiano sulla Fatturazione Elettronica (art.1 co.1 e co.4 del testo D.Lgs.127/2015), organismo multistakeholder istituito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Agenzia delle entrate.
Non si fa quindi tesoro del più ampio progetto europeo che, con la Direttiva 55/2014, ha definito un insieme di norme tecniche per tutta l’Europa, basato sull’uso di standard internazionali e pensato per essere utilizzato anche nel settore privato. Da notare che l’obbligo di recepimento è previsto entro il 18 aprile 2019, pochi mesi dopo l’entrata in vigore dell’obbligo generalizzato tra privati, e che l’adeguamento del Sistema di Interscambio è già partito grazie a dei finanziamenti europei.
Inoltre, secondo quanto è emerso da interviste che sono state realizzate per uno studio della Commissione, si pensa di mantenere per qualche anno un parallelo tra il formato italiano e quelli europei per poi dismettere il formato FatturaPA in favore di UBL (Universal Business Language). Questo significa che le nostre imprese dovrebbero sostenere il costo dell’adempimento per due volte nel giro di pochi anni.

È opportuno anche effettuare alcune considerazioni ulteriori in relazione all’obbligo che si prevede di introdurre:
il Ministero delle Finanze aveva presentato nei mesi scorsi alla Commissione europea una richiesta di deroga all’applicazione delle regole comunitarie per estendere l’obbligo di e-Fattura anche al settore privato;
il Governo ha scelto di procedere autonomamente ma potrebbe capitare che la Commissione europea intervenga in un momento successivo per chiedere l’introduzione di correttivi o per altre decisioni come, ad esempio, l’adeguamento del sistema alle norme europee per le quali sono anche stati stanziati fondi comunitari;
il futuro Governo, che entrerà in carica prima della fine del 2018, potrà modificare, integrare o eliminare quanto oggi disposto nella bozza di manovra finanziaria per il 2018, con il rischio di indurre le imprese ad attendere gli ultimi mesi per adeguarvisi, rendendo il raggiungimento degli obiettivi ancora più caotico. 

Introducendo la fatturazione elettronica con un obbligo generalizzato e in tempi così stretti, rischia di trasformare un’ottima opportunità di miglioramento del livello di digitalizzazione dell’Italia nell’ennesimo adempimento a carico di imprese e professionisti che potrebbe costare molto caro. La molteplicità dei soggetti coinvolti, molti dei quali con scarse competenze e livello di informatizzazione, aumenta la complessità del progetto rispetto a quanto avvenuto con l’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA, che è già stato tutt’altro che indolore.

Inoltre il sistema di interscambio, soprattutto con l’estensione allo scambio di fatture tra privati, risponde pienamente alla definizione di sistema di recapito elettronico qualificato presente nel Regolamento eIDAS e deve perciò rispondere ai requisiti e agli obblighi da esso previsti.

Attendiamo che il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 venga convertito in Legge per verificare se, com’è auspicabile, saranno introdotte modifiche più che mai necessarie per l’economia del paese.

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